di Amalia Spanò
Lo scenario politico è veramente variegato e le prospettive
in merito alle prossime elezioni hanno aspetti indefiniti se non talvolta
inquietanti.
Il Centrodestra pare al momento lo schieramento che, stante
l’attuale situazione, sembra aver maggiori possibilità d’avere la meglio. Anche
fra di loro non scoppia la concordia ma, a differenza della parte politica
opposta, hanno nel Dna una bella e atavica dose di cinismo che permette ai
componenti di acquietarsi nei distinguo e ambizioni interne pur di mirare
all’obiettivo della vittoria. Poi troveranno la quadra tra il ringalluzzito zio
Silvio che spera di avere il pass dal tribunale europeo, per ricandidarsi e
tornare a fare il leader maximo, e l’arrembante Salvini che qualora (cosa
probabile) risultasse con la sua Lega il partito più votato di questo
schieramento rivendicherà la sua auspicata leadership lepenista. La Meloni
alzerà la voce ma da terza posizionata non potrà che accontentarsi di qualche
ministero. Li accompagneranno liste create all’uopo di varia natura ma con
l’humus comune d’uno spirito di malcelato fascismo degli anni 2000. Qualche
insulso sudista (per favore lasci perdere l’inappropriato termine
”meridionalista”del tutto inadeguato) e magari qualche movimentino farà loro da
sponda, dopo averli foraggiati d’informazioni e dati economici e stupefacenti
presenze a loro convegni o conferenze.
Il PD con Renzi e l’area governativa s’avvia tristemente a un
risultato da podio ma in probabile terza posizione che consacrerà probabilmente
la definitiva defaillance dell’arrogante giovanotto toscano. Patetica e fuori
tempo massimo l’operazione affidata al triste Fassino di ricreare alleanze e
consensi attorno a un fantomatico centrosinistra. Qualcosa raccatterà ma non
saranno adesioni come quelle d’un poco incidente ed entusiasmante Pisapia col
suo Campo progressista (progressista di che?) o d’un recuperato Alfano a
cambiare le sorti di questo schieramento. Unica incognita resta la poco
augurabile sponda dell’ultim’ora o dell’immediato dopo elezioni di altre forze
uscite dal Pd e di loro alleati.
L’incomodo in grado d’infastidire questo scenario resta il
Movimento 5 Stelle. L’unico in grado di contendere la vittoria al Centrodestra.
Ma la loro quota sembra plafonata e nei sondaggi inferiore. La speranza che li
sostiene è l’arraffazzonato populismo che interpreta il malcontento del popolo,
includendo un diffuso qualunquismo e tanta gente di provenienza destrorsa e
qualche incauto ex sinistrorso. Tante buone ragioni, ingenuità a gogò, incaute
dichiarazioni, tutto ed il contrario di tutto, incompetenza diffusa e, per quel
che ci riguarda, una strumentale attenzione a temi e rivendicazioni sulla
storia del Sud con proposte di sparuti giovanotti spalleggiati da qualche altro
incauto e conosciuto narratore in cerca di casa. La quota di consenso grillina
sembra aver raggiunto il suo top, tranne improbabili crescite in positivo o
rigetto in negativo dell’ultim’ora in grado di modificarne in positivo o negativo
la percentuale stimata.
E poi arriviamo al Quarto polo o presunto tale d’una Sinistra
che dovrebbe essere alternativa al PD. Partiti tutti insieme nell’ormai famoso Brancaccio
e, per non tradire abitudini della Sinistra ormai consolidate, subito dopo via libera
alle divisioni tra chi accoglie l’Mpd dei transfughi del PD e chi (non interpellato
in merito) resta nelle sue posizioni e anzi ipotizza un’ulteriore alleanza fra
quest’ultimi confortata da una volontà di partecipazione elettiva di centri sociali
e movimenti popolari. Ovviamente la Sinistra con una o due liste costituirà
soltanto una possibilità di rappresentatività parlamentare a difesa di valori che
proseguono a fatica il loro percorso, ma che ci si augura mai tramontati.
Cosa sperare e cosa fare? Da meridionalisti progressisti non possiamo
che augurarci che la Sinistra vera faccia propria, una volta e per tutte, il seme
del meridionalismo progressista come da gramsciano insegnamento. Quest’augurio
lo trasmettiamo agli amici che non solo culturalmente come noi ma anche politicamente,
come il Partito del Sud, lavorano in questa direzione e quindi dalla speranza passano
al fare,all’operatività.
A noi tutti, se il lavoro e la strategia porterà ad una rappresentatività
reale, anche nei programmi d’idee, proposte e contributi, l’invito ad impegnarci
a sostenerli nel cammino e anche al momento del voto. E ci auguriamo contribuiscano
anche altre esperienze di democrazia partecipata e non appiattita nei carrozzoni
partitici nazionali di cui il Sud s’è fatto portatore ed esempio in questi anni.
Amalia Spanò