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martedì 21 novembre 2017

In cosa sperare (e cosa fare….)




di Amalia Spanò

Lo scenario politico è veramente variegato e le prospettive in merito alle prossime elezioni hanno aspetti indefiniti se non talvolta inquietanti.

Il Centrodestra pare al momento lo schieramento che, stante l’attuale situazione, sembra aver maggiori possibilità d’avere la meglio. Anche fra di loro non scoppia la concordia ma, a differenza della parte politica opposta, hanno nel Dna una bella e atavica dose di cinismo che permette ai componenti di acquietarsi nei distinguo e ambizioni interne pur di mirare all’obiettivo della vittoria. Poi troveranno la quadra tra il ringalluzzito zio Silvio che spera di avere il pass dal tribunale europeo, per ricandidarsi e tornare a fare il leader maximo, e l’arrembante Salvini che qualora (cosa probabile) risultasse con la sua Lega il partito più votato di questo schieramento rivendicherà la sua auspicata leadership lepenista. La Meloni alzerà la voce ma da terza posizionata non potrà che accontentarsi di qualche ministero. Li accompagneranno liste create all’uopo di varia natura ma con l’humus comune d’uno spirito di malcelato fascismo degli anni 2000. Qualche insulso sudista (per favore lasci perdere l’inappropriato termine ”meridionalista”del tutto inadeguato) e magari qualche movimentino farà loro da sponda, dopo averli foraggiati d’informazioni e dati economici e stupefacenti presenze a loro convegni o conferenze.

Il PD con Renzi e l’area governativa s’avvia tristemente a un risultato da podio ma in probabile terza posizione che consacrerà probabilmente la definitiva defaillance dell’arrogante giovanotto toscano. Patetica e fuori tempo massimo l’operazione affidata al triste Fassino di ricreare alleanze e consensi attorno a un fantomatico centrosinistra. Qualcosa raccatterà ma non saranno adesioni come quelle d’un poco incidente ed entusiasmante Pisapia col suo Campo progressista (progressista di che?) o d’un recuperato Alfano a cambiare le sorti di questo schieramento. Unica incognita resta la poco augurabile sponda dell’ultim’ora o dell’immediato dopo elezioni di altre forze uscite dal Pd e di loro alleati.
L’incomodo in grado d’infastidire questo scenario resta il Movimento 5 Stelle. L’unico in grado di contendere la vittoria al Centrodestra. Ma la loro quota sembra plafonata e nei sondaggi inferiore. La speranza che li sostiene è l’arraffazzonato populismo che interpreta il malcontento del popolo, includendo un diffuso qualunquismo e tanta gente di provenienza destrorsa e qualche incauto ex sinistrorso. Tante buone ragioni, ingenuità a gogò, incaute dichiarazioni, tutto ed il contrario di tutto, incompetenza diffusa e, per quel che ci riguarda, una strumentale attenzione a temi e rivendicazioni sulla storia del Sud con proposte di sparuti giovanotti spalleggiati da qualche altro incauto e conosciuto narratore in cerca di casa. La quota di consenso grillina sembra aver raggiunto il suo top, tranne improbabili crescite in positivo o rigetto in negativo dell’ultim’ora in grado di modificarne in positivo o negativo la percentuale stimata.

E poi arriviamo al Quarto polo o presunto tale d’una Sinistra che dovrebbe essere alternativa al PD. Partiti tutti insieme nell’ormai famoso Brancaccio e, per non tradire abitudini della Sinistra ormai consolidate, subito dopo via libera alle divisioni tra chi accoglie l’Mpd dei transfughi del PD e chi (non interpellato in merito) resta nelle sue posizioni e anzi ipotizza un’ulteriore alleanza fra quest’ultimi confortata da una volontà di partecipazione elettiva di centri sociali e movimenti popolari. Ovviamente la Sinistra con una o due liste costituirà soltanto una possibilità di rappresentatività parlamentare a difesa di valori che proseguono a fatica il loro percorso, ma che ci si augura mai tramontati.

Cosa sperare e cosa fare? Da meridionalisti progressisti non possiamo che augurarci che la Sinistra vera faccia propria, una volta e per tutte, il seme del meridionalismo progressista come da gramsciano insegnamento. Quest’augurio lo trasmettiamo agli amici che non solo culturalmente come noi ma anche politicamente, come il Partito del Sud, lavorano in questa direzione e quindi dalla speranza passano al fare,all’operatività.
A noi tutti, se il lavoro e la strategia porterà ad una rappresentatività reale, anche nei programmi d’idee, proposte e contributi, l’invito ad impegnarci a sostenerli nel cammino e anche al momento del voto. E ci auguriamo contribuiscano anche altre esperienze di democrazia partecipata e non appiattita nei carrozzoni partitici nazionali di cui il Sud s’è fatto portatore ed esempio in questi anni.

Amalia Spanò

martedì 28 marzo 2017

Mi sono stancata....




di Amalia Spanò

Può sembrare una frase generica, buttata là…ma alla fine è quel vago sapore d’amaro in bocca che ti prende e avverti l’esigenza almeno di trasmettere le tue sensazioni.

Mi sono stancata di leggere pseudo analisi superficiali come quelle sull’Espresso sui “masanielli”, il Sud,il meridionalismo. Titolazioni da attribuirsi a neoborbonici (non sapendo che sono tra i peggiori nemici del sindaco “giacobino”), una rivendicazione sacrosanta di riappropriazione d’orgoglio e identità del Sud fatta passare per un populismo in salsa Lega del Sud. L’Espresso che s’avvia sulla triste china di degrado dell’Unità!

Mi sono stancata altresì che il meridionalismo venga interpretato come un fenomeno destrorso, confondendo un sudismo nostalgico con un fenomeno sacrosanto nato dai padri della sinistra (vedi Gramsci, ecc..), e in cui, questo sì, perfino la vera ed attuale sinistra fa fatica a riconoscersi.

Mi sono stancata che i “giusti”, quelli che dovrebbero capire, si facciano trascinare in un unanimismo inclusivo, con palesi problemi organizzativi, del tutto e di più in quest’ansia di crescere e aumentare il consenso, non individuando paletti che sempre , e non in visione settarea, vanno messi.

Mi sono stancata di “fulminazioni” preelettorali premiate oltre il lecito!

Mi sono stancata il leggere la delusione su volti di amici, che da sempre e tanto hanno speso, per la disattenzione a loro riservata, e che hanno in tasca una lettera dove hanno appuntato il tutto …ma fanno fatica a renderla pubblica.

Mi sono stancata di gestire la mia Associazione Culturale ”Rubriche Meridionali”, progressista e quindi di sinistra, nel dover individuare con difficoltà (tranne qualche storico rapporto di reciproca stima) amici e persone onestamente schierate!

Mi sono stancata dell’assunto “under 30 = fenomeno …over 30 = coglione/a”! Chapeau all’opportunità da dare ai giovani..ma per professionalità e competenza,non per estetica e gratuito giovanilismo! 

Mi sono stancata dell’uso improprio e sostitutivo di termini per cui “sovranista” suonerebbe meglio che “fascista”, e che il grillismo  sia spesso il ”rifugium peccatorum” di questi signori…

Mi sono stancata, come donna, che il fenomeno Boschi sia a chiacchiere criticato e altresì spesso perseguito…

Mi sono stancata d’ascoltare stupidaggini offensive ed insulse come quelle di ministri come Poletti, o da donna del Sud di pseudo politici come Salvini, o d’amministratori da quattro soldi come il sindaco di Cantù…

Mi sono stancata..ma non mi sono arresa!

Amalia Spanò

Socio Promotore e Fondatore di "Rubriche Meridionali"

mercoledì 15 marzo 2017

Il PERCHE' D' UNA SCELTA



di Amalia Spanò

Perché il vero meridionalismo è di sinistra, ed oggi più che mai è giusto che ciò sia affermato e portato avanti? Sappiamo, almeno per chi non vuol far finta di niente o bypassare con “nonchalance” sulla storia e i suoi padri di riferimento che un certo Antonio Gramsci o un certo Guido Dorso, o più recentemente anche un certo Nicola Zitara erano provenienti e attivi da e in quell’aria politica. Furono i sollevatori della Questione Meridionale, ne evidenziarono la gravità e l’esigenza di mettere al centro dell’agenda politica questo problema che non affrontato e risolto avrebbe non permesso al Sud il suo riscatto, sviluppo e riequilibrio strutturale ed economico, e costituito un cancro per sé stesso e per l’intero paese. Questa consapevolezza a tutt’oggi incontra difficoltà, polemiche, dissapori ed è osteggiata da chi in buona fede non ne ha ancora preso coscienza, ma anche (ed è la maggior parte…) ha provenienza ed estrazione politica avversa e fa fatica ad accettare questa verità e la contesta. Una cosa risulta essere la legittima ricerca ed affermazione della verità storica, che travalica posizioni politiche, altro è voler dare connotati improntati a nostalgie monarchiche o destrorse o addirittura cavalcare la teoria d’un posizionamento super partes che collocherebbe il Sud e i suoi problemi in un fantomatico “sesso degli angeli”, un anacronistico ed unico posto al mondo dove valori di riferimento non debbano trovar casa. Si fa riferimento ad ideologie che essendo da ritenersi morte o superate giustificherebbero ciò. L’equivoco nasce nel confondere ideologie e valori, quest’ultimi altresì naturalmente esistenti e riferimento naturale e/o di scelta d’ogni individuo. Ogni persona per estrazione, educazione, condivisione o sentire personale, fa riferimento e s’esprime con valori che riconducono a visione e comportamenti di destra o sinistra. E questo è leggibile ed esistente in qualsiasi posto del mondo,così come nel nostro Sud. Altro errore è giustificare con la altrettanto giusta critica a interpreti e il non riconoscersi causa il loro errato procedere. Ma i valori restano, e non sono i cattivi interpreti ad annullarli. La sana ricerca è solo nel far si che giusti interpreti esprimano in maniera quanto più attendibile questi valori. Anche oggi la parte sana della sinistra politica si sta avvicinando alla problematica che ha sempre sottovalutato o superficialmente non approfondito; altresì un populismo movimentista presta attenzione solo in momenti strumentali a questi temi.  Da una parte abbiamo come riferimento l’eguaglianza,la solidarietà,l’inclusione, e dall’altra l’individualismo, la tradizione, l’ordine. Il Sud ha nel suo DNA l’amore, l’accoglienza, molto riconducibili ad una delle parti. Gli scrittori, politici,studiosi, sopranominati avevano una precisa estrazione e furono i teorici dell’ancora attuale meridionalismo da non confondere con un generico sentimento di nostalgia storica e rivendicazionismo sudista fine a sé stesso. E’ di questi giorni la vicenda Salvini a Napoli,che esplicita palesemente questa divergenza e ci fa con stupore leggere l’improvvida scelta di chi sponsorizza e giustifica idee e proclami di questo rozzo personaggio politico, o si barcamena in colpe attribuibili a un lato e a l’altro per non volerne accettare l’inadeguatezza. La consapevolezza di questi ultimi eventi dovrebbe rendere ancor più chiara l’impossibilità di fantasticare vagheggiate unioni impropriamente appellate come meridionaliste o sedicenti tali. Il caldo e il freddo, il bianco e il nero, non potranno mai coniugarsi,così come una memoria fallace o volutamente non rilevata non potranno mai occultare il riferimento , gli studi e il percorso segnato da grandi padri del vero meridionalismo.

Amalia Spanò
Socio Fondatore e Promotore di Rubriche Meridionali

martedì 3 gennaio 2017

VORREI,…MA HO GIA’ UNA BANDIERA ROSSO PORPORA,…!





di Bruno Pappalardo. 03.01.2017


Siamo inizio anno e tutti s’avviano a fare progetti, …sacrosanta l’intenzione che spesso, se pur lentamente, s’avanza, in questi giorni, con prodromi d’attraenti visioni. Tuttavia:
Vorrei che i miei sogni non scadessero e le vocazioni fossero riconosciute;
Vorrei che il mio partito fosse stracolmo di capacità Tecnico-Logiche;
Vorrei che il Partito del Sud fosse così come è, …ma sapendone abilità e perizia e competenza, quest’anno salisse la scala d’oro di una maggiore propalazione della sua idealità;
Vorrei che fosse così com’è dove molti hanno trovato le proprie radici di sinistra e l’identità, la terra che le stringe,… quella della propria semenza culturale; 
Vorrei allora che gli altri comprendessero la forza di questa esplosiva miscela, oggi, è solo “Phòinix”, color porpora come il fuoco, come la sua bandiera come l’Araba Fenicia pronta a spiccare alto il volo.
Vorrei fosse essa in una vetrina di rue Notre-Dame, de-Lorette;
Vorrei vivere di memoria ma non vorrei che si credesse ch’essa fosse la ”immaginazione” del nuovo ma solo il suo naturale proseguimento. 
Vorrei essere sempre il proseguimento;
Vorrei che quella bandiera fosse fazzoletto e che contenesse l’oro di una nuova luce che ritornasse, quella di un nuovo giorno;
Vorrei non dilungarmi;
Vorrei che venissero ripristinati i diritti dei lavoratori e della povera gente, quelli sanciti dalla Costituzione, quella che abbiamo creduto di salvare a giugno 2016 – se dei delinquenti al governo non ne svilissero l’esito di ieri - che tenessimo a freno il liberalismo incontrollato che avvilisce, impedisce il diritto alla salute, all’istruzione, all’ impegno per il territorio e l’arte e la conoscenza e l’ambiente che origina concordanza col mio, nostro essere;
Vorrei che le multinazionali e l’informazione non si concentrassero in poche mani, quelle ricche e colluse con la politica sporca. 
Vorrei, avendo pur’io dei idee, …ma chissà,…dovunque fossi, tenessi con me l’idea di cui è pregna la mia bandiera cangiante nel cielo
…ho trovato il segreto per ri-amare la politica che odora di terra e che srotola papiri di planimetrie di nuove idee.

Bruno Pappalardo